Nel nome del padre (1971)
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Anno 1971
Paese Italia
Durata 105 minuti
Genere Drammatico
Regia Marco Bellocchio
Attori Yves Beneyton, Renato Scarpa, Laura Betti, Aldo Sassi, Lou Castel, Piero Vida, Marco Romizi, Gérard Boucaron, Edoardo Torricella, Livio Galassi, Christian Aligny, Rossano Jalenti, Ghigo Alberani, Claudio Besestri, Simone Carella, Marino Cenna, Guerrino Crivello, Luisa Di Gaetano, Orazio Stracuzzi, Gisella Burinato, Tino Maestroni, Gianni Schicchi
Data uscita 07 settembre 1972
Fotografia Franco Di Giacomo, Giuseppe Lanci, Gianfranco Transunto
Montaggio Franco Arcalli
Musica Nicola Piovani
Sceneggiatura Marco Bellocchio
Trama
La fragorosa sequenza di un canto penitenziale e le immagini d’ambiente collocano la vicenda in un collegio di lusso, anno scolastico 1958-1959. Vi è rinchiuso Angelo Transeunti per aver restituito a suo padre calci e schiaffi e pesantissimi insulti. Il personaggio resta coerente in ogni circostanza: teorizzatore del superuomo, hitleriano in sedicesimo, strumentalizza i compagni, fa espellere il vile prefetto Diotaiuti, induce un compagno a uccidere la madre isterica e seccatrice; mentre un altro si suicida, mette a soqquadro il collegio; mascherato da cane si aggira per i locali portando a spalla il cadavere di un sacerdote, il professor Matematicus; esprime il suo disprezzo per gli inservienti, un’accozzaglia di rottami della società che subiscono in collegio l’estremo sfruttamento gabellato per carità cristiana e redenzione. D’accordo con le sue teorie circa il potere che ha bisogno della paura, riesce a realizzare uno spettacolo grottesco e blasfemo che disgusta gli insegnanti, terrorizza il gruppo dei piccoli collegiali e diverte gli altri. Sembra, e crede di essere, il dominatore, ma gli tengono testa il vicerettore, padre Corazza, sufficientemente illuminato da capire la fatiscenza dei vecchi metodi, e troppo debole per instaurarne di nuovi; Salvatore, il capo degli inservienti, che punta su rivendicazioni più modeste e concrete; in qualche modo anche il gruppo dei collegiali, nevrotici, ipocriti, viziosi, velleitari, già rassegnati a non contar mai nulla. Immagini e voci dei funerali di Pio XII si inseriscono più volte quale annotazione storica, e, si pretende, emblematica di un’epoca non seppellita, oscurantista e repressiva. Le ultime immagini mostrano Transeunti in fuga su una lussuosa automobile, ridotto a catechizzare Tino, il pazzo convinto di essere in comunicazione coi marziani.