JURIJ (2001)
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Anno 2001
Paese Italia
Durata 90 minuti
Genere Drammatico
Regia Stefano Gabrini
Attori Rajmond Onodj, Charles Dance, Fabrizia Sacchi, Sarah Miles, Eszter Mazany, Fabio Bussotti, Martina Tos
Data uscita 07 dicembre 2001
Fotografia Pasquale Mari
Montaggio Francesca Calvelli
Musica Leonard Rosenman
Sceneggiatura Stefano Gabrini
Trama
TRAMA LUNGA Jurij è un bambino ungherese quasi cieco figlio di un illustre musicologo e di una violinista. Dopo la morte della madre, il padre il prof. K, gli impedisce ogni contatto con il mondo esterno per sviluppare il suo straordinario talento musicale. Nel tentativo di fargli raggiungere la perfezione reprime ogni sua improvvisazione musicale. Quando Jurij ha dieci anni il padre lo reputa pronto e vuole farlo esibire in un concerto in diretta radiofonica internazionale. Jurij si rifiuta di suonare e per questo il prof. K lo abbandona in mezzo alla campagna in una notte di pioggia. Viene ritrovato in condizioni penose, quasi autistiche e, privo di documenti, viene rinchiuso in un orfanatrofio. Isabella, una psicoterapeuta italiana riesce a stabilire un contatto con lui, ottiene di portarlo con sé in Italia e, costruendo nel tempo un solido rapporto con lui, lo aiuta a conquistare la serenità necessaria ad esprimere le sue grandi potenzialità. TRAMA LUNGA Jurij, bambino di 10 anni, è ipovedente, ossia percepisce solo immagini rarefatte, ed è un violinista prestigioso. Dalla morte della madre, giovane violinista ungherese, il padre, prof. K. rigoroso musicologo, lo ha fatto crescere nel culto della musica, segregandolo in una stanza senza contatti esterni, predestinandolo a diventare un perfetto violinista. Dopo cinque anni di questa specie di prigione, all’età appunto di dieci anni, Jurij è pronto ad esibirsi in pubblico. Ma al momento del concerto in diretta radiofonica internazionale, Jurij non riesce a suonare. Infuriato, il padre abbandona il bambino in una notte di pioggia in mezzo alla campagna. Ritrovato in stato di apparente autismo, senza reazione agli stimoli e quasi cieco, Jurij finisce in un ospedale. Qui lo vede Isabella, giovane psicoterapeuta italiana in missione a Budapest. Con affetto e ostinazione, anche vincendo l’opposizione della direzione, Isabella entra in contatto con Jurij e lo porta in Italia nella clinica dove lavora. Ormai è chiaro che si tratta di far recuperare al bambino la dimensione dell’infanzia che gli è stata negata. Così Isabella lo porta in campagna, e Jurij sembra fare grandi miglioramenti. All’improvviso arriva il padre, lo riprende, lo riporta in Ungheria, lo prepara per un nuovo concerto. Stavolta al Conservatorio di Budapest, Jurij esegue bene il pezzo previsto. Quando percepisce istintivamente l’arrivo in sala di Isabella, cambia registro e suona una propria musica. Orchestra e pubblico si commuovono. Il padre è allibito ma deve ammettere la propria sconfitta. Il futuro di Jurij d’ora in poi sarà un altro.