HEIMAT 2 – I LUPI DI NATALE (1992)

HEIMAT 2 – I LUPI DI NATALE (1992)
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Anno 1992

Paese Germania

Durata 110 minuti

Genere Drammatico

Regia Edgar Reitz

Attori Salome Kammer, Henry Arnold, Anke Sevenich, Noemi Steuer, Frank Roth, Armin Fuchs, Martin Maria Blau, Josef Frohlich, Luise Deschauer, Martin Herz, Bernhard Lindner, Lena Lessing, Gisela Muller, Ludger Pistor, Tobias Rode, Edith Behleit, Margaret Volker, Heide Simon, Daniel Smith, Franziska Traub, Michael Schonborn, Stefan Schmidt, Wulf Schmidt-Noerr

Data uscita N.D.

Fotografia Gernot Roll, Gérard Vandenberg, Christian Reitz

Montaggio Susanne Hartmann

Musica Nicos Mamangakis

Sceneggiatura Edgar Reitz

Trama
A metà dicembre del 1963, mentre Clarissa Lichtblau, reduce da un recente aborto, ha una tendinite ed è profondamente depressa, Hermann Simon intanto prova, assai nervoso, un nuovo concerto, dedicato interamente a sue composizioni: è comprensibilmente nervoso e si irrita per il minimo ronzio. In realtà è amareggiato per l’assenza di Clarissa, che verrà sostituita da una modella “truccata” da violoncello. Durante il concerto Evelyne Cerphal canta un lied con lui composto su parole dettele un giorno da Ansgar Herzsprung prima di morire. Per il concerto la dolce e concreta Schnusschen regala ad Hermann un pullover nero alla Bernstein, ma in realtà gli offre quella tenerezza e quella sicurezza che il giovane musicista finisce per accettare. Clarissa intanto finisce all’ospedale per setticemia, causatagli dall’aborto. Volker Schimmelpfenning e Jean-Marie le sono vicino, ma si rendono conto che essa ha costruito come un muro tra sé e gli altri. Tutta la vicenda ha rafforzato paradossalmente il legame d’amicizia tra i due, che si confidano le reciproche frustrazioni familiari ed esistenziali. Stefan Aufhauser ed Helga Aufschrey intanto, dopo aver vagabondato per i locali della città riducendosi all’ubriachezza, tentano di reagire con una gita corroborante in montagna. Ma la bellezza della natura e la solitudine non sembrano migliorare il carattere ombroso e autodistruttivo di Helga e Stefan reagisce sempre con comprensibile insofferenza. Dal canto loro Juan Ramon Fernandes e Renate Leineweber provano un rapporto che sembra la ripetizione di quello avvenuto tempo prima tra Renate ed Hermann. Ma è ormai la vigilia di natale: Evelyne canta, accompagnata dall’organo, in una chiesa vuota, ascoltata da un uomo di colore, solo come lei nella grande città. A Clarissa hanno messo accanto una puerpera, e lo spettacolo della famiglia che viene a trovarla, col padre e le sorelline, non migliora certo il morale della ragazza: la madre, poi, non trova di meglio che chiamarla assassina. Clarissa si riveste e lascia l’ospedale, e comincia a vagare, sola e disperata, per la città illuminata per il Natale. Alla fine capita da Hermann, anche lui solo. Finalmente, dopo le solite schermaglie, i due riescono a spiegarsi, a inquadrare, sia pur senza poterlo spiegare compiutamente, quella sorta di maleficio che impedisce al loro amore, evidente per tutti e due, di concretizzarsi in qualche modo. Passano la notte abbracciati, come fratello e sorella. “Tu sei il mio lupo ed io sono il tuo lupo” dice Clarissa all’amico, che scrive un lied su questa idea, che Clarissa canta mentre Hermann l’accompagna alla chitarra.

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